Ecologia

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Che cos'è l'ecologia

Inquinamento ed ecologia: tour generale di questi argomenti

IL PAESAGGIO

 

Definizione di paesaggio

Il paesaggio è l’insieme degli elementi naturali più i segni dell’attività antropica. I paesaggi sono estremamente vari e dipendono dalla soggettività di ognuno di noi. Il paesaggio lo possiamo interpretare anche come l’insieme dei connotati fisici del territorio più lo scenario visivo, quindi ciò che percepisce chi osserva. Il paesaggio comprende diversi caratteri che sono:

Ø      morfologici, relativi all’andamento del territorio;

Ø      ecologici, relativi alla flora e la fauna;

Ø      antropici, relativi all’attività umana;

Ø      strutturali, a seconda di come si combinano i primi tre.

Possiamo dedurre che l’aspetto più importante è quello strutturale, infatti un paesaggio può essere armonico se i primi tre caratteri si combinano in modo adeguato o disarmonico se al contrario i primi tre caratteri si combinano in modo poco equilibrato.

 

Per esempio una baita in montagna è un elemento antropico che da vita ad un paesaggio armonico a differenza di una serie di palazzi che darebbero vita ad un paesaggio disarmonico.

 

Le tipologie di paesaggi italiani sono:

Ø      zone umide

Ø     zone agro-forestali

Ø     pianura

Ø     zone urbane

 

 

Leggi nazionali e regionali per la tutela dei paesaggi

La qualità ambientale si può misurare attraverso l’integrità paesaggistica dei luoghi. La conservazione dei paesaggi in Italia è regolamentata da una serie di leggi, la prima è del 1939 dove vengono individuate le bellezze naturali, nel 1984 e 1985 inizia la vera e propria tutela ambientale. Nel 1991 nascono le aree protette, che sono: i parchi nazionali, i parchi regionali e le riserve naturali. In Lombardia nel 1973 con procedure eccezionali vengono istituiti i primi parchi ( parco delle Groane, parco del Ticino, parco Nord Milano e colli bergamaschi). Nel 1983 nascono le riserve, che si suddividono in:

Ø      integrali, regime di massima tutela. Si può entrare solo se accompagnati, l’uomo non può “toccare” niente;

Ø      orientate, l’uomo può orientare la riserva per esempio attraverso un piano di riforestazione;

Ø      parziali, vengono tutelate anche per un solo aspetto importante. Queste possono essere: fontanili, garzaie, massi erratici ecc.

Tali riserve vengono gestite da università, associazioni protezionistiche, Comuni ecc.

 

L’ecosistema

L’ecosistema è l’insieme del biocenosi (esseri viventi) che vivono in un biotopo (ambiente degli esseri viventi).  Gli ecosistemi possono essere naturali o artificiali, in base alla grandezza troviamo macroecosistemi (prateria), mesoecosistemi (prato, stagno) o microecosistemi (tronco d’albero in decomposizione).  Gli ecosistemi sono in continuo cambiamento (migliorativo o peggiorativo). Se il cambiamento è migliorativo si arriva ad una situazione di stabilità detta climax (minimo 150 anni).

Per esempio se una foresta si incendia l’ecosistema non ha più vita e deve ricominciare da capo, dopo poco tempo nel luogo incendiato compariranno le prime piante pioniere (muschi e licheni) per colonizzare il territorio, poi i primi arbusti, poi i primi alberelli e infine gli alberi che si riproducono in modo spontaneo che andranno a costituire la situazione di climax.

 

La biodiversità

In un ecosistema è importante la biodiversità, cioè la diversità genetica degli organismi, tra le specie e di ecosistemi. Quindi un ambiente è tanto più importante quanto più ci sono ecosistemi con molte presenze di specie.

 

Diversità dei paesaggi

I paesaggi europei possono essere classificati in diverse zone, che sono:

Ø      zona mediterranea

Ø      zona centro-europea

Ø      zona atlantica

Ø      zone boreali

Ø      zone artiche

 

La vegetazione di un determinato ambiente varia sicuramente dalla zona in cui ci troviamo anche se ci sono delle variazioni causate dalla diversa esposizione dei versanti, quote altimetriche, influenza marina e specie introdotte dall’uomo tipiche di un altro ambiente.

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L'importanza degli alberi

Gli alberi sono importanti per i seguenti aspetti:

A) producono ossigeno; l'ossigeno è indispensabile per l'esistenza dell'uomo e degli animali sulla Terra quindi il nostro pianeta senza vegetazione non potrebbe ospitare la vita;

B) eliminano anidride carbonica, la CO2 viene prodotta da eventi naturali ma è presente in eccesso per via di eventi che non sono naturali;

C) creano habitat naturali per gli animali, essi infatti vivono meglio in ambienti con molta vegetazione;

D) effetto frangivento, gli alberi lungo le rive dei campi riducono la velocità del vento in modo da danneggiare molto meno le colture. La produzione di un appezzamento riduce del 50% nella parte vicina agli alberi per una lunghezza che equivale all'altezza dell'albero riportata sulla superficie mentre aumenta del 50% per 15-20 l'altezza dell'albero riportata sulla superficie del campo;

E) riduzione dell'escursione termica dell'acqua dei corsi d'acqua, con salvaguardia della fauna ittica;

F) produzione di legname e sottoprodotti;

G) sostegno delle rive;

H) effetto paesaggistico, sono oggetto anche di studio e creano ambienti ricreativi;

I) riduzione dell'inquinamento atmosferico e acustico;

L) produzione di humus, le foglie sono residui vegetali che decomponendosi diventano humus;

H) riduzione dell'inquinamento nei corsi d'acqua per effetto run-off.

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CONSUMO DEI SUOLI

 

Il suolo è una risorsa non rinnovabile che l’uomo, con le sue attività, ‘consuma’: le abitazioni, le strade, le ferrovie, i porti, le industrie occupano porzioni di territorio trasformandole in modo pressoché irreversibile. Il ritmo di questi processi è cresciuto a parallelamente allo sviluppo delle economie: quello dell’aumento del consumo di suolo è un fenomeno globale, ma che è più problematico in paesi di antica e intensa antropizzazione come l’Italia, in cui, per la scarsità di suolo edificabile, l’avanzata dell’urbanizzazione contende il terreno all’agricoltura e spinge all’occupazione di aree sempre più marginali, se non addirittura non adatte all’insediamento, come quelle a rischio idrogeologico. Nel nostro Paese è ancora fortissima la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero: l’abusivismo edilizio in particolare nel Sud, la crescita a macchia d’olio delle città, l’integrale  urbanizzazione di lunghi tratti delle coste hanno segnato lo sviluppo territoriale dell’Italia contemporanea. “L’urbanizzazione si manifesta in forme sempre più pervasive e complesse - si legge nel rapporto sullaSituazione del Paese 2008 dell’Istat e ha conosciuto, negli ultimi decenni, un’accelerazione senza precedenti, relativamente autonoma rispetto agli andamenti demografici ed economici”.Si costruisce, infatti, per altre ragioni: per portare soldi nelle casse dei Comuni, per la mancanza di abitazioni in affitto, che crea una domanda di case a poco prezzo lontane dai centri abitati. Anche strade e autostrade, spesso, si realizzano soprattutto per rendere fabbricabili le aree attraversate. Una tendenza che ci allontana dalle migliori esperienze europee, dove l’attività immobiliare si concentra spesso nella riqualificazione dei cosiddetti “brown fields”, le aree ex-industriali.

 

 

ALBERI COME FILTRI VERDI

Le stanno piantando in molte città degli Stati Uniti e li stanno studiando nel Regno Unito; non sono l'ultimo prodotto di manipolazioni genetiche, ma sono le stesse piante che si trovano in tutta l'Italia settentrionale: le betulle, i larici, i frassini, i lauri, i biancospini, i pioppi, le querce e i salici dei parchi e dei viali milanesi hanno le carte in regola per giovare alla salute, oltre che alla vista dei cittadini.


Come funzionano i filtri verdi

 

Le piante agiscono come filtri purificatori dell'aria intercettando i contaminanti gassosi e il particolato trasportati dal vento. In particolare, il monossido di carbonio, il biossido d'azoto, l'anidride solforosa e l'ozono sono assorbiti dalle foglie, mentre i PM 10 sono solo trattenuti dai peli e dai composti cerosi presenti sulla superficie di queste ultime o dalle rugosità della corteccia del tronco e dei rami.
"Ogni anno gli alberi di Chicago tolgono dall'atmosfera 15 tonnellate di monossido di carbonio, 84 tonnellate di biossido d'azoto, 191 tonnellate di ozono e più di 200 tonnellate di particolato atmosferico (i famosi PM 10 e PM 2,5)" afferma David Nowak, responsabile di un centro di ricerca statunitense sull'influenza dei boschi cittadini nell'ecosistema delle città. Tuttavia, mentre i contaminanti gassosi ritornano nell'atmosfera dopo essere stati neutralizzati, le particelle vengono poi ridisperse nell'ambiente poco alla volta a opera del vento e della pioggia.
La capacità degli alberi di rimuovere gli inquinanti atmosferici, oltre ad andare di pari passo con l'aumento dello smog, dipende dalla forma, dal numero e dalla densità delle foglie, dalla chioma e dalla grossezza, e dalla posizione delle piante: "il verde che si trova lungo i viali può abbattere il 60 per cento dell'inquinamento delle automobili che li percorrono" afferma Kim Coder, ricercatore dell'Università della Georgia, negli Stati Uniti.
Agli effetti dannosi sulla salute dell'uomo non corrispondono effetti analoghi sugli alberi: "L'assorbimento degli inquinanti non danneggia gli alberi" spiega Nowak, "infatti la loro azione purificatrice cessa proprio quando l'accumulo di queste sostanze mette in pericolo la salute della pianta", rassicura l'ecologo statunitense.

                                
L'albero giusto al posto giusto


Questa soluzione, tutta naturale, ha però alcuni limiti: innanzitutto le foglie non sono presenti durante l'inverno e, quindi, non sono di aiuto contro l'inquinamento prodotto durante questo periodo, che è quello con le concentrazioni inquinanti più alte; inoltre esiste la possibilità che i profumi (o composti organici volatili - VOC), emessi da alcune specie vegetali, come querce, eucalipti, pioppi e salici, causino la formazione di ozono in presenza di biossido d'azoto, a temperature vicine ai 30 gradi: "Bisogna scegliere gli alberi giusti da piantare" spiega Nick Hewitt dell'Istituto di scienze ambientali e naturali dell'Università di Lancaster nel Regno Unito. "E' meglio privilegiare le specie come frassini, aceri, betulle" prosegue, "che sono dotate di un'alta capacità di rimozione e di una produzione scarsa di composti organici volatili".


Effetti benefici

 

"Non si deve dimenticare che un generale aumento del verde nelle città è sempre un fatto positivo e privo di controindicazioni" precisa Nick Hewitt, "gli alberi dei parchi, dei giardini, dei viali, oltre migliorare la qualità dell'aria, sono belli e diminuiscono la temperatura, la produzione di anidride carbonica e l'inquinamento acustico proveniente dalle strade". Il ricercatore inglese ha studiato in particolare la deposizione delle particelle inquinanti sulla vegetazione delle West Midlands, una regione al centro della Gran Bretagna, negli ultimi 50 anni. L'indagine ha permesso di quantificare l'effetto del verde cittadino sulla qualità dell'aria: "Le piante non prevengono l'inquinamento, ma lo possono controllare in modo efficace: raddoppiare il numero delle piante presenti nell'area considerata diminuirebbe di un quarto la presenza del PM 10 ed eviterebbe 140 morti all'anno dovute all'inquinamento" conclude Hewitt.

 

Alberi con maggiore capacità di migliorare la qualità dell'aria
frassino, ontano, acero, larice, pino scozzese, betulla bianca

                                  

Alberi con minore capacità di migliorare la qualità dell'aria
melo, lauroceraso, olmo, sambuco, ontano grigio, biancospino, nocciolo, agrifoglio, frassino, ciliegio selvatico